(1012) “Sporchi, maleducati e problematici”. Gli albergatori italiani contro i turisti israeliani

Su Felafelcafé é apparso qualche tempo fa un articolo molto critico riguardo il comportamento degli israeliani in viaggio. Tempo fa ne avevamo trovato in rete un altro molto simile.

Come sempre in questi casi é bene star attenti a non generalizzare, addossando a molti le colpe di pochi.
Non avendo mai avuto molti ospiti israeliani non abbiamo modo di commentare e ci limitiamo a riproporre l'articolo:


“Sporchi, maleducati e problematici”. Gli albergatori italiani contro i turisti israeliani

Il problema se l’è posto l’agenzia stampa tedesca Dpa. «Possono gl’israeliani imparare le buone maniere?». Il pezzo, pubblicato a maggio in evidenza sul sito del quotidiano progressista israelianoHaaretz, elenca tutta una serie di comportamenti che se non da maleducati, provocano almeno un po’ d’irritazione in chi si trova a subirli. Uno su tutti: parlare ad alta voce. O, nella versione moderna, sostenere un colloquio telefonico a voce alta e impostando il vivavoce sul proprio cellulare. Così da far sentire tutto a tutti. Basta salire su un mezzo pubblico di Tel Aviv per farsi un’idea.
Il problema, tre mesi dopo, si ripropone. Ma questa volta il fenomeno ha varcato i confini. E ha coinvolto il Belpaese. «Gli hotel italiani scioccati dal comportamento degl’israeliani», titola il sito Ynet. Sì perché le agenzie di viaggi hanno ricevuto molte lamentele e denunce da parte degli albergatori italiani per quanto riguarda i modi e gli atteggiamenti dei turisti.
L’Hotel Expo di Villafranca di Verona, per esempio, ha affisso un comunicato – scritto in ebraico – in cui si invitavano i turisti israeliani a non presentarsi con sacchetti di plastica vuoti nella sala della colazione. Una decisione presa dopo che i dipendenti dell’albergo hanno scoperto che molti ospiti prendevano d’assalto i cesti di frutta e preparavano il cibo per tutta la giornata.
Non solo. Perché i gestori dell’Expo hanno inviati agli agenti di viaggio dello Stato ebraico un vero e proprio album fotografico con le istantanee delle stanze da letto com’erano state ridotte dai turisti israeliani. Altri alberghi della zona, poi, avrebbero addirittura deciso di applicare una tariffa ulteriore soltanto ai turisti israeliani per quanto riguarda le stoviglie e la pulizia della camera.
«Ci aspettiamo che i nostri clienti lascino le stanze in buone condizioni», hanno scritto in ebraico i gestori dell’Hotel Tryp, sempre di Verona. «Ogni danno dovrà essere risarcito, così come dovranno essere pagati anche i servizi extra, non previsti dalla prenotazione». E via con l’elenco: tovaglioli e asciugamani aggiuntivi costeranno 5 euro ciascuno, il servizio in camera comporterà un aggravio di 10 euro per ogni articolo (piatto, bicchiere, posate), la pulizia extra costerà 20 euro.
Finito qui? Non proprio. Perché lo stesso comunicato annuncia che «le stanze lasciate in condizioni inappropriate per la pulizia ordinaria non saranno ripulite e rimesse a posto». E ancora: «È fatto esplicito divieto inserire nel frigo-bar della camera da letto dell’albergo il proprio cibo».
Il problema però non è solo a Verona. Perché anche nelle colline toscane i gestori di una villa hanno avuto una spiacevole esperienza. Il luogo – e anche qui sono state allegate foto a testimoniare la denuncia (che trovate in alto, nda) – era devastato. Asciugamani per terra, pannolini usati sotto al lavandino, lenzuola e coperte macchiate, cibo avariato, sporcizia ovunque. E tutto dopo due giorni di pernottamenti di una famiglia israeliana. In un’altra villa, sempre in Toscana, alcuni clienti – anche loro provenienti dallo Stato ebraico – sono stati obbligati a pagare 500 euro di danni. E hanno costretto il titolare dell’attività a non accettare più israeliani.
«Purtroppo è un problema serio», dice Yair Di Castro, amministratore della “Solo Italia Tour”. «Alcuni giorni fa – racconta – dovevo portare a mangiare un gruppo di turisti al ristorante “La Grecia” nei pressi di Verona, ma il gestore non ci ha fatti entrare. Lui era stanco di dover avere a che fare con clienti israeliani rumorosi, che sceglievano pietanze che non conoscevano e che poi si rifiutavano di pagare perché il piatto non era stato di loro gradimento».
Leonard Berberi

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